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Descrizione
Con oggi sono passati 79 anni da quando, esattamente il 27 gennaio 1945, le truppe dell'Armata Rossa, in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
E siamo qui oggi chiamati, non solamente per ricordare coloro che sono stati perseguitati, torturati e uccisi perché ritenuti non idonei alla vita, ma anche per smuovere le nostre coscienze e costruire Memoria, memoria di quel male che gli uomini sono stati in grado di perpetrare verso altri uomini. Non possiamo girare il capo e fare finta che nulla sia accaduto. Milioni di donne, bambini, uomini sono stati lasciati in condizioni disumane, senza cibo, al freddo, per poi essere sterminati nelle camere a gas o bruciati nei forni, senza nemmeno il diritto al nome e al ricordo. Le SS li chiamavano con il termine tedesco “Stück”, che tradotto significa pezzi, oggetti inanimati e senza alcun valore: oggi abbiamo il compito importante di ridare loro, attraverso la nostra consapevole presa di coscienza, una dignità.
Ed oggi siamo qui per ricordare anche i nostri cittadini che hanno perso la vita, che hanno dovuto patire le peggiori angherie durante la prigionia nei campi di concentramento e sterminio. Il 27 gennaio 2022 abbiamo posato la prima pietra di inciampo, posata in via Tenaglie, in memoria di Giovanni Oggionni e che vorremmo ricordare in questa giornata. Citando le parole della senatrice Liliana Segre, anche lei testimone delle atrocità del regime nazi fascista: "Le pietre d'inciampo sono quella tomba che non ci è stata permessa, sono fatte di quella cenere dispersa nel vento di Auschwitz. Grazie alle pietre d'inciampo il Giorno della Memoria non è solo il 27 gennaio, è sempre". Ed è proprio oggi che andiamo a posare la seconda pietra di inciampo in memoria di un nostro concittadino, un nostro fratello: CESARE RONCO. Un ringraziamento speciale ad Anna e Attilia, figlie di Cesare, per aver ricostruito la sua storia e per essere state presenti questa mattina.
Cesare venne ingiustamente arrestato in un momento in cui il popolo italiano, dopo 20 anni di fascismo, 4 anni di guerra mondiale ed una guerra civile in corso, si risvegliava dall’indifferenza e dal torpore in cui il regime lo aveva ridotto e con la lotta partigiana e gli scioperi cercava di porre fine alle infinite sofferenze della guerra.
Cesare venne infatti accusato di essere uno scioperante e per questo venne segnalato ed arrestato, condotto a Fossoli, per poi dover affrontare il tragico viaggio in treno verso il campo di Mauthausen, dove trovò la morte.
Le Pietre d’Inciampo, distribuite in tutta Europa, sono una forma di memoria viva. Un modo di ricordare che restituisce umanità a persone che furono ridotte in condizioni inimmaginabili. L’esercizio della memoria è spesso fatto di freddi numeri in cui si perdono gli individui con le loro storie personali. Le pietre d’Inciampo invece ci conducono alla scoperta di persone. Ci invitano ad approfondire ed empatizzare davvero con la persona che è diventata vittima. Questa è forse la vittoria più grande contro la volontà di disumanizzazione e di cancellazione della persona che gli ideatori e gli autori dell’olocausto avevano pianificato ed attuato.
Dietro i numeri ci sono storie umane che, come quella di Cesare Ronco, danno un po’ di redenzione all’essere umano, autore di atrocità inimmaginabili da una parte e dall’altra capace di altruismo e generosità a costo della vita. Cesare infatti dopo l’ingiusto arresto ebbe offerta la libertà se avesse denunciato un’altra persona. Lui rifiutò e così accettò un destino atroce.
Questa, come altre storie, ci devono insegnare che anche nel buio più totale, ci può essere una fiammella di speranza. Ci fa capire che è possibile andare controcorrente mentre tutto precipita in un vortice di malvagità.
Voglio cogliere l’occasione per ringraziare l’impegno del Comitato per le Pietre d’inciampo, formato dalla Provincia di Monza e Brianza, da oltre 40 Comuni aderenti e dalle Associazioni ANED, ANPI, Senza Confini di Seveso, Divisione Acqui con la collaborazione dell’Ufficio territoriale scolastico della provincia di Monza e della Brianza. L’attività del comitato permette a tutti noi di riscoprire storie come quella di Cesare Ronco e vivere la memoria al di fuori dei musei, nelle nostre strade e nelle nostre piazze ogni giorno.
In questa giornata, ma non solo, ogni giorno dobbiamo combattere l’indifferenza e far si che questi mostri del passato non possano rialzare nuovamente la testa. Vorrei concludere il mio intervento con una poesia davvero forte, attribuita a Bertold Brecht, che recita le seguenti parole:
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Tutti insieme possiamo fare la differenza, tutti insieme abbiamo il dovere di mantenere per sempre viva la memoria. E come disse Elie Wiesel “Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto…
Non lasciamo che il ricordo della Shoah, col tempo passa svanire come quel fumo, tramandiamo questa Memoria alle Generazioni Future, affinché non commettano più gli errori del passato. Siate tutti frammenti di questa Memoria, per non dimenticare mai.
In occasione della Giornata della Memoria le bandiere saranno issate a mezz'asta.
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Ultimo aggiornamento: 13 febbraio 2024, 10:43